La Cattedra di S. Pietro tra storia, teologia e arte liturgica

 

Consegna delle chiavi, pala d’altare della Chiesa di S. Pietro in Posula, sec. XVIII


La festa liturgica

La festa della cattedra di san Pietro, iscritta al calendario romano generale, risale al III secolo. Il Lexikon für Theologie und Kirche dice che questa festa ha avuto origine nel pasto celebrativo di un morto che era tradizionale tenere a Roma il 22 febbraio (Feralia), celebrazione simile al refrigerium che si usava tenere nelle catacombe.

Il Calendario di Filocalo del 354 e che ha avuto origine nel 311 indica come unica data della festa il 22 febbraio. Invece, nel Martirologio geronimiano, che nella sua attuale forma è del IX secolo, sono indicati due giorni di festa dedicati alla cattedra di san Pietro apostolo: il 18 gennaio e il 22 febbraio. Tutti i manoscritti di questo documento contengono un’aggiunta tardiva, secondo la quale la festa di febbraio celebrerebbe la cattedra di san Pietro ad Antiochia. Per cui la festa di gennaio era associata invece con la funzione episcopale di san Pietro a Roma ed era trattata come la più importante.

La festa di gennaio è stata scelta nel 1908 come primo giorno dell’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Essa si concludeva con la festa della Conversione di san Paolo il 25 gennaio.

Nella revisione del calendario romano generale operata da papa Giovanni XXIII nel 1960, sono state abolite diverse feste considerate doppioni di altre. Nel caso delle due feste della cattedra di san Pietro, è stata conservata unicamente quella di febbraio, più antica. Perciò anche nell’edizione 1962 del Messale Romano, rimane soltanto la festa di febbraio. In ogni caso la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani continua ad essere celebrata negli stessi giorni del mese di gennaio, nonostante l’abolizione nel calendario romano della festa scelta come giorno iniziale.

Nel rito ambrosiano invece la celebrazione unificata è fissata al 18 gennaio, in modo da distanziarla dalla Quaresima.

Dottrina della Cathedra Petri

La cathedra Petri è anche il nome di una dottrina sviluppata a partire dal III secolo inerente alla successione e l’autorità dell’episcopato, concepito un tutt’uno affidato da Cristo a san Pietro e ai suoi successori romani; secondo i cattolici, egli ha esercitato subito il suo primato, attribuitogli da Cristo stesso.

Nei due secoli successivi essa si andò trasformando nella teoria organica del primato di Roma su tutte le chiese, dando luogo sia alla concreta rivendicazione della superiore autorità del papa e del suo diritto di intervento nei confronti degli altri vescovi, sia ad una “teologia del primato” che rimase a fondamento del potere spirituale e temporale della chiesa di Roma nel Medioevo.

La monumentale opera del Bernini nella Basilica di S. Pietro

La cattedra di San Pietro (in latino Cathedra Petri) è un trono ligneo, che la leggenda medioevale identifica con la cattedra vescovile appartenuta a san Pietro apostolo in quanto primo vescovo di Roma e papa. In realtà quello che si conserva è un manufatto del IX secolo, donato nell’875 dal re dei Franchi Carlo il Calvo a papa Giovanni VIII. Il dono avvenne in occasione della sua discesa a Roma per la propria incoronazione a imperatore. Si conserva come reliquia nella basilica di San Pietro in Vaticano, all’interno di una grandiosa composizione barocca che progettò Gian Lorenzo Bernini. Fu realizzata fra il 1656 e il 1665.

Una copia della cattedra di legno si trova inoltre esposta nel Museo storico artistico – Tesoro di San Pietro, con ingresso dall’interno della basilica. Il nome “cattedra” deriva dal termine latino cathedra, che indica la cattedra vescovile (il seggio sul quale siede il vescovo).

Descrizione

L’opera del Bernini si trova nell’abside di fondo della Basilica Vaticana, aggettante con effetto scenografico dalla cornice architettonica delle lesene. Al centro si trova il trono in bronzo dorato. Al suo interno c’è la cattedra lignea vera e propria. Su un drappo frontale è rappresentata la traditio clavum (la “consegna delle chiavi”, ovvero l’atto secondo cui, nella dottrina cattolica, Cristo conferisce a Pietro il primato papale).

Quattro colossali statue anch’esse in bronzo, raffiguranti quattro dottori della Chiesa (in primo piano sant’Agostino e sant’Ambrogio per la Chiesa latina e in secondo piano sant’Atanasio e san Giovanni Crisostomo per la Chiesa greca), sono rappresentate nell’atto di sorreggere la cattedra, che pare librarsi senza peso su nuvole di stucco dorato.

Sopra il trono, in una raggiera di stucchi dorati contornata da angeli, si trova un finestrone di fondo in alabastro raffigurante una colomba (l’apertura alare è di 162 cm). È il simbolo dello Spirito Santo il quale guida i successori di Pietro nel loro incarico. Essa costituisce l’unica vetrata colorata dell’intera basilica di San Pietro.

Come l’Estasi di Santa Teresa d’Avila (1644-52) dello stesso Bernini, la cattedra di San Pietro può essere senza dubbio definita un capolavoro del Barocco. Fonde insieme architettura, scultura e arti figurative e dà luogo ad un’opera d’arte globale, rappresentazione scenografica di una visione fantastica. Spettacolari gli effetti della luce, soprattutto nel pomeriggio quando il sole scende dietro l’abside.

La riflessione di Papa Benedetto XVI

«La Liturgia latina celebra oggi la festa della Cattedra di San Pietro. Si tratta di una tradizione molto antica, attestata a Roma fin dal secolo IV, con la quale si rende grazie a Dio per la missione affidata all'apostolo Pietro e ai suoi successori. La "cattedra", letteralmente, è il seggio fisso del Vescovo, posto nella chiesa madre di una Diocesi, che per questo viene detta "cattedrale", ed è il simbolo dell'autorità del Vescovo e, in particolare, del suo "magistero", cioè dell'insegnamento evangelico che egli, in quanto successore degli Apostoli, è chiamato a custodire e trasmettere alla Comunità cristiana. Quando il Vescovo prende possesso della Chiesa particolare che gli è stata affidata, egli, portando la mitra e il bastone pastorale, si siede sulla cattedra. Da quella sede guiderà, quale maestro e pastore, il cammino dei fedeli, nella fede, nella speranza e nella carità.


Quale fu, dunque, la "cattedra" di san Pietro? Egli, scelto da Cristo come "roccia" su cui edificare la Chiesa (cfr Mt 16, 18), iniziò il suo ministero a Gerusalemme, dopo l'Ascensione del Signore e la Pentecoste. La prima "sede" della Chiesa fu il Cenacolo, ed è probabile che in quella sala, dove anche Maria, la Madre di Gesù, pregò insieme ai discepoli, un posto speciale fosse riservato a Simon Pietro. Successivamente, la sede di Pietro divenne Antiochia, città situata sul fiume Oronte, in Siria, oggi in Turchia, a quei tempi terza metropoli dell'impero romano dopo Roma e Alessandria d'Egitto. Di quella città, evangelizzata da Barnaba e Paolo, dove "per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani" (At 11, 26), dove quindi è nato il nome cristiani per noi, Pietro fu il primo vescovo, tanto che il Martirologio Romano, prima della riforma del calendario, prevedeva anche una specifica celebrazione della Cattedra di Pietro ad Antiochia. Da lì, la Provvidenza condusse Pietro a Roma. Quindi abbiamo il cammino da Gerusalemme, Chiesa nascente, ad Antiochia, primo centro della Chiesa raccolta dai pagani e ancora unita con la Chiesa proveniente dagli Ebrei. Poi Pietro si recò a Roma, centro dell'Impero, simbolo dell'"Orbis" - l'"Urbs" che esprime l'"Orbis" la terra - dove concluse con il martirio la sua corsa al servizio del Vangelo. Per questo la sede di Roma, che aveva ricevuto il maggior onore, raccolse anche l'onere affidato da Cristo a Pietro di essere al servizio di tutte le Chiese particolari per l'edificazione e l'unità dell'intero Popolo di Dio.

La sede di Roma, dopo queste migrazioni di San Pietro, venne così riconosciuta come quella del successore di Pietro, e la "cattedra" del suo Vescovo rappresentò quella dell'Apostolo incaricato da Cristo di pascere tutto il suo gregge. Lo attestano i più antichi Padri della Chiesa, come ad esempio sant'Ireneo, Vescovo di Lione, ma che veniva dall'Asia Minore, il quale, nel suo trattato Contro le eresie, descrive la Chiesa di Roma come "più grande e più antica, conosciuta da tutti; ... fondata e costituita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo"; e aggiunge: "Con questa Chiesa, per la sua esimia superiorità, deve accordarsi la Chiesa universale, cioè i fedeli che sono ovunque" (III, 3, 2-3). Tertulliano, poco più tardi, da parte sua, afferma: "Questa Chiesa di Roma, quanto è beata! Furono gli Apostoli stessi a versare a lei, col loro sangue, la dottrina tutta quanta" (La prescrizione degli eretici, 36). La cattedra del Vescovo di Roma rappresenta, pertanto, non solo il suo servizio alla comunità romana, ma la sua missione di guida dell'intero Popolo di Dio.

Celebrare la "Cattedra" di Pietro, come facciamo oggi, significa, perciò, attribuire ad essa un forte significato spirituale e riconoscervi un segno privilegiato dell'amore di Dio, Pastore buono ed eterno, che vuole radunare l'intera sua Chiesa e guidarla sulla via della salvezza. Tra le tante testimonianze dei Padri, mi piace riportare quella di san Girolamo, tratta da una sua lettera scritta al Vescovo di Roma, particolarmente interessante perché fa esplicito riferimento proprio alla "cattedra" di Pietro, presentandola come sicuro approdo di verità e di pace. Così scrive Girolamo: "Ho deciso di consultare la cattedra di Pietro, dove si trova quella fede che la bocca di un Apostolo ha esaltato; vengo ora a chiedere un nutrimento per la mia anima lì, dove un tempo ricevetti il vestito di Cristo. Io non seguo altro primato se non quello di Cristo; per questo mi metto in comunione con la tua beatitudine, cioè con la cattedra di Pietro. So che su questa pietra è edificata la Chiesa" (Le lettere I, 15, 1-2).» (Dall'Udienza Generale del 22 febbraio 2006, Aula Paolo VI)

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