S. Gregorio Magno e il culto in terra maiorese
A Maiori, nel Rione Casa
Imperato, sorge la piccola e graziosa Cappella della Madonna della Libera sul
cui altare troneggia una grande pala d'altare raffigurante la Vergine con il
Bambino tra i santi Carlo Borromeo e Gregorio Magno. La presenza di quest'ultimo
non è affatto causale: la Cappella, infatti, fu eretta con il titolo del grande
Papa e Dottore della Chiesa in «un’epoca imprecisata ma comunque antica»,
come scriveva Donato Sarno in un articolo per il Vita Cristiana di Maiori di
Novembre e Dicembre 2017: «come ricorda lo storico Luigi Staibano -
sicuramente esisteva già nel 1532, quando fu citata dal notaio Felice Citarella
in un atto rogato il 4 giugno di quell’anno ed intervenuto tra i coniugi Marco
Imperato e Antonietta Buonocore e i loro figli Domenico e Liberato, da un lato,
e Saladino Imperato, dall’altro: nell’atto, più precisamente, si parla di “alias
domos iuxta ecclesiam Sancti Gregorii” (altre case presso la chiesa di San
Gregorio)». Questo culto è stato riscoperto a Maiori da pochi anni, grazie
all’interessamento del Comitato Promotore che cura con dovizia il decoro della
Cappella della Madonna della Libera, nel cui titolo oggi ricompare anche quello
di S. Gregorio Magno. La sua ripresa è stata suggellata nel 2017 con l’arrivo a
Maiori di una Reliquia ex ossibus del Santo, ivi custodita con
particolare venerazione.
L’occasione della Festa Liturgica
di S. Gregorio Magno è lieta opportunità per riscoprire la storia di uno dei Pontefici più importanti
del Medioevo, che diversi rapporti intrattenne con la Costa d’Amalfi. La
redazione del Vita Cristiana propone ai suoi lettori alcuni passi di due
catechesi di Benedetto XVI durante le udienze generali del 28 maggio e del 4
giugno 2008, oggi pubblicate sull’Osservatore Romano:
«Vorrei presentare la figura di uno dei più grandi Padri nella storia della Chiesa, uno dei quattro dottori dell’Occidente, il Papa san Gregorio, che fu Vescovo di Roma tra il 590 e il 604, e che meritò dalla tradizione il titolo di Magnus/Grande. Gregorio fu veramente un grande Papa e un grande Dottore della Chiesa! Nacque a Roma, intorno al 540, da una ricca famiglia patrizia della gens Anicia, che si distingueva non solo per la nobiltà del sangue, ma anche per l’attaccamento alla fede cristiana e per i servizi resi alla Sede Apostolica (...).
Gregorio entrò
presto nella carriera amministrativa, che aveva seguito anche il padre, e nel
572 ne raggiunse il culmine, divenendo prefetto della città. Questa mansione,
complicata dalla tristezza dei tempi, gli consentì di applicarsi su vasto
raggio ad ogni genere di problemi amministrativi, traendone lumi per i futuri
compiti (...). Questa vita tuttavia non lo doveva soddisfare se, non molto
dopo, decise di lasciare ogni carica civile, per ritirarsi nella sua casa ed
iniziare la vita di monaco, trasformando la casa di famiglia nel monastero di
Sant’Andrea al Celio (...).
Ma il ritiro
claustrale di Gregorio non durò a lungo. La preziosa esperienza maturata
nell’amministrazione civile in un periodo carico di gravi problemi, i rapporti
avuti in questo ufficio con i bizantini, l’universale stima che si era
acquistata, indussero Papa Pelagio a nominarlo diacono e ad inviarlo a
Costantinopoli quale suo “apocrisario”, oggi si direbbe “Nunzio Apostolico”,
per favorire il superamento degli ultimi strascichi della controversia
monofisita e soprattutto per ottenere l’appoggio dell’imperatore nello sforzo
di contenere la pressione longobarda (...). Dopo alcuni anni fu richiamato a
Roma dal Papa, che lo nominò suo segretario. Erano anni difficili: le continue
piogge, lo straripare dei fiumi, la carestia affliggevano molte zone d’Italia e
la stessa Roma. Alla fine scoppiò anche la peste, che fece numerose vittime,
tra le quali anche il Papa Pelagio ii. Il clero, il popolo e il senato furono
unanimi nello scegliere quale suo successore sulla Sede di Pietro proprio lui,
Gregorio. Egli cercò di resistere, tentando anche la fuga, ma non ci fu nulla
da fare: alla fine dovette cedere. Era l’anno 590 (...).
Tra i problemi
che affliggevano in quel tempo l’Italia e Roma ve n’era uno di particolare
rilievo in ambito sia civile che ecclesiale: la questione longobarda. Ad essa
il Papa dedicò ogni energia possibile in vista di una soluzione veramente
pacificatrice (...). Si preoccupò della conversione dei giovani popoli e del
nuovo assetto civile dell’Europa: i Visigoti della Spagna, i Franchi, i
Sassoni, gli immigrati in Britannia ed i Longobardi, furono i destinatari
privilegiati della sua missione evangelizzatrice (...).
Accanto
all’azione meramente spirituale e pastorale, Papa Gregorio si rese attivo
protagonista anche di una multiforme attività sociale. Con le rendite del
cospicuo patrimonio che la Sede romana possedeva in Italia, specialmente in
Sicilia, comprò e distribuì grano, soccorse chi era nel bisogno, aiutò
sacerdoti, monaci e monache che vivevano nell’indigenza, pagò riscatti di
cittadini caduti prigionieri dei Longobardi, comperò armistizi e tregue.
Inoltre svolse sia a Roma che in altre parti d’Italia un’attenta opera di
riordino amministrativo, impartendo precise istruzioni affinché i beni della
Chiesa, utili alla sua sussistenza e alla sua opera evangelizzatrice nel mondo,
fossero gestiti con assoluta rettitudine e secondo le regole della giustizia e
della misericordia (...).
Nonostante le
condizioni difficilissime in cui si trovò ad operare, riuscì a conquistarsi,
grazie alla santità della vita e alla ricca umanità, la fiducia dei fedeli,
conseguendo per il suo tempo e per il futuro risultati veramente grandiosi. Era
un uomo immerso in Dio: il desiderio di Dio era sempre vivo nel fondo della sua
anima e proprio per questo egli era sempre molto vicino al prossimo, ai bisogni
della gente del suo tempo. In un tempo disastroso, anzi disperato, seppe creare
pace e dare speranza. Quest’uomo di Dio ci mostra dove sono le vere sorgenti
della pace, da dove viene la vera speranza e diventa così una guida anche per
noi oggi (...).
Dobbiamo
anzitutto notare che, nei suoi scritti, Gregorio non si mostra mai preoccupato
di delineare una “sua” dottrina, una sua originalità. Piuttosto, egli intende
farsi eco dell’insegnamento tradizionale della Chiesa, vuole semplicemente
essere la bocca di Cristo e della sua Chiesa sul cammino che si deve percorrere
per giungere a Dio. Esemplari sono a questo proposito i suoi commenti
esegetici. Egli fu un appassionato lettore della Bibbia, a cui si accostò con
intendimenti non semplicemente speculativi: dalla Sacra Scrittura, egli
pensava, il cristiano deve trarre non tanto conoscenze teoriche, quanto
piuttosto il nutrimento quotidiano per la sua anima, per la sua vita di uomo in
questo mondo. Nelle Omelie su Ezechiele, ad esempio, egli insiste fortemente su
questa funzione del testo sacro: avvicinare la Scrittura semplicemente per
soddisfare il proprio desiderio di conoscenza significa cedere alla tentazione
dell’orgoglio ed esporsi così al rischio di scivolare nell’eresia (...).
L’umiltà intellettuale è la regola primaria per chi cerca di penetrare le
realtà soprannaturali partendo dal Libro sacro (...).
Questo
discorso Gregorio lo sviluppa anche nel Commento morale a Giobbe (...).
L’ideale morale, egli commenta, consiste sempre nel realizzare un’armoniosa
integrazione tra parola e azione, pensiero e impegno, preghiera e dedizione ai
doveri del proprio stato: è questa la strada per realizzare quella sintesi
grazie a cui il divino discende nell’uomo e l’uomo si eleva fino alla
immedesimazione con Dio. Il grande Papa traccia così per l’autentico credente
un completo progetto di vita (...).
Significativa
è pure l’altra opera, i Dialoghi, in cui all’amico e diacono Pietro, convinto
che i costumi fossero ormai così corrotti da non consentire il sorgere di santi
come nei tempi passati, Gregorio dimostra il contrario: la santità è sempre possibile,
anche in tempi difficili. Egli lo prova narrando la vita di persone
contemporanee o scomparse da poco, che ben potevano essere qualificate sante,
anche se non canonizzate. La narrazione è accompagnata da riflessioni
teologiche e mistiche che fanno del libro un testo agiografico singolare,
capace di affascinare intere generazioni di lettori.
Questa sera presso la Chiesa di Maria Ss. della Libera e S. Gregorio Magno Ore 18.00: S. Rosario - ore 19.00: S. Messa e benedizione con la Reliquia del Santo. (Si ricorda che la capienza massima della Chiesa è di 10 posti)
Altare della Chiesa di Maria Ss. della Libera e S. Gregorio Magno con la Statua e la Venerata Reliquia esposte per la Festa Liturgica 2020 |