Annunciazione del Signore: Dio incontra l'uomo nel grembo di Maria
In occasione della Solennità dell'Annunciazione del Signore, pubblichiamo una presentazione della ricorrenza odierna, a firma di Roberta Barbi per Vatican News, e una riflessione biblica sul "Sì di Maria" redatto dal Card. Gianfranco Ravasi per Famiglia Cristiana. Buona lettura!
La festa dell'Annunciazione
di Roberta Barbi
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Annunciazione del Signore Giovan Angelo D'Amato (attr. da Luigi De Castris) dipinto su tavola doc. 1573 Troneggia l'altare intarsiato di patronato della Famiglia Scannapieco Insigne Collegiata di Maiori |
La celebrazione dell’Annunciazione, episodio raccontato nel Vangelo di Luca (Lc 1,26-38), ha origine nei primi secoli del cristianesimo e si caratterizza per un elemento dogmatico fondamentale: il concepimento verginale di Maria. Sin dai primi secoli, infatti, la Chiesa professava l’Incarnazione di Dio attraverso il concepimento di una vergine. Con il Concilio di Nicea del 325 e il Concilio di Costantinopoli si stabilì il Credo con il quale ancora oggi proclamiamo che il Figlio di Dio “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli e si incarnò da Spirito Santo e Maria Vergine e si fece uomo” La celebrazione della solennità liturgica si diffuse all’epoca di Giustiniano, nel VI secolo, e venne introdotta nella Chiesa romana da papa Sergio I alla fine del VII secolo con una solenne processione alla basilica di Santa Maria Maggiore, nella quale i mosaici dell’arco trionfale sono dedicati alla divina maternità di Maria, proclamata Theotokos dal Concilio di Efeso (431).
L’annuncio: una condivisione tra Maria e Gesù
Ogni riferimento alla Vergine Maria non può mai prescindere dal riferimento diretto al figlio Gesù. Per questo, in origine, la festa del 25 marzo, almeno nell’Oriente del V secolo, era considerata una festa mariana, sebbene il ricordo dell’incarnazione di Cristo fosse già venerato nella Palestina del IV secolo, nella medesima data. Nei secoli successivi la festa sarà introdotta anche in Occidente, a volte in riferimento al Signore, altre volte a Maria, almeno finché il Concilio Vaticano II non chiarirà le cose. Paolo VI, infatti, nell’Esortazione apostolica Marialis cultus del 1974, nel fissare la denominazione “Annunciazione del Signore”, precisa che si tratta di festa congiunta di Cristo e della Vergine.
La lettura dell’incontro tra l’Angelo e Maria
Siamo al centro della storia della salvezza, all’inizio del disegno divino e cioè la sua incarnazione che renderà nuove tutte le cose. Questo è il significato di una festa che in un solo colpo supera e rinnova l’intero Antico Testamento, in esso di fatto anticipata in alcuni punti, ad esempio nella Genesi quando si parla della donna che schiaccerà la testa al serpente o nell’annuncio dell’Emmanuele in Isaia. Nel racconto evangelico il saluto dell’angelo chiarisce a Maria che Dio con la sua protezione è presente nella sua vita; quindi le annuncia una maternità che renderà visibile l’invisibilità di Dio; poi Maria chiede chiarimenti per rendere più personale e volontario il suo sì, che rappresenta il totale abbandono della creatura al suo Dio. Prima di congedarsi, infine, la rivelazione dell’angelo sulla gravidanza di Elisabetta non è altro che un segno di autenticità di quanto avvenuto, in quanto “nulla è impossibile a Dio”.
La festa dell’Annunciazione
La data del 25 marzo per la festa è stata fissata nove mesi prima del Natale, tuttavia, quando questa cade nella Settimana Santa, nella Settimana di Pasqua, coincide con la Domenica di Pasqua o con una domenica di Quaresima, viene spostata. Questo semplice meccanismo, in realtà, ha richiesto una discreta elaborazione: il Concilio di Costantinopoli del 692 stabilisce per le Chiese orientali di celebrare comunque questa solennità pur durante il tempo della Quaresima; per le Chiese occidentali, invece – decisione recepita anche dalla Chiesa di Roma, il Concilio di Toledo del 656 spostò la ricorrenza al 18 dicembre, ma poi con la riforma del calendario si tornò al 25 marzo, scelto in quanto sesto giorno dall’equinozio di primavera che cade il 20, dal momento che Dio creò l’uomo il sesto giorno.
Fonte: Vatican News
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Beato Angelico, Annunciazione, 1430 (?), Museo diocesano di Cortona |
Il Sì di Maria: «Ecco la serva del Signore»
Su un coccio (tecnicamente ostracon) scoperto in Egitto e databile attorno al V sec. si leggeva in greco questa invocazione mariana: «Vergine Madre di Dio, salve, piena di grazia, il Signore è con te. Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo, perché tu hai generato il Salvatore delle nostre anime». Era in pratica una delle prime “Ave Maria”, modellata sul saluto dell’ angelo rivolto a lei durante la scena dell’ Annunciazione. Ritorniamo su questo evento, che costituisce anche la prima pagina mariana dell’ evangelista Luca (1,26-38) che ci accompagna quest’ anno non solo nella liturgia domenicale, ma anche nella nostra rubrica dedicata alle numerose donne che si affacciano nel suo scritto.
Naturalmente Maria ha un primato che abbiamo spesso ribadito e che ora riproponiamo, agli inizi di un mese tradizionalmente segnato dalla devozione alla Madre di Gesù. Nel racconto dell’ Annunciazione – sul quale ci siamo già intrattenuti in occasione del 25 marzo, data che commemora nella liturgia quel momento capitale della vita e della missione di questa ragazza nazaretana – ci imbattiamo in una sorta di piccolo Credo cristologico perché è il Figlio il vero centro dell’ evento. Ne facciamo scorrere i titoli che il lettore potrà ritrovare leggendo la narrazione lucana.
Innanzitutto c’ è il nome Gesù che ne indica l’ umanità, perché era comune in Israele, ma il cui significato è importante, Salvatore. Egli è Grande e Re eterno: «Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (1,32-33). Con questi due titoli Gesù appare come il Messia davidico. Ma decisive sono le altre tre definizioni che ne svelano il mistero profondo: Figlio dell’ Altissimo, Figlio di Dio, Santo. È l’ esaltazione della sua trascendenza divina.
L'invocazione di S. Bernardo
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Bartolomé Esteban Murillo Apparizione della Vergine a S. Bernardo 1655 |
È per questo che Maria sarà “vergine” eppure madre pur «non conoscendo uomo», come ella stessa confessa all’ angelo. È lo Spirito di Dio a scendere su di lei e a «coprirla con la sua ombra», rendendola feconda e incinta. L’ irruzione della grazia divina la trasforma in Madre del Salvatore. San Bernardo in un suo testo famoso la interpella così: «L’ angelo aspetta la tua risposta, Maria! Stiamo aspettando anche noi, Signora! Sta nelle tue mani il prezzo del nostro riscatto. Rispondi presto, o Vergine... Di’ la tua parola umana e concepisci la Parola di Dio, pronuncia la tua parola che passa e stringi al tuo seno la Parola che è eterna... Colui che è il desiderio di tutte le genti sta fuori e bussa alla tua porta... Alzati con la tua fede, corri col tuo affetto, apri col tuo consenso!».
Sappiamo qual è la risposta finale di Maria: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola» (1,38). L’ aspetto di umiltà esplicitato nella traduzione latina ancilla è indubbio, ma non è l’ unico. Il titolo “Servo del Signore” nella Bibbia è assegnato a tutti quei personaggi che ricevevano una vocazione per una missione decisiva nelle varie tappe della storia della salvezza: Abramo, Mosè, Giosuè, Davide, i profeti sono detti “servi del Signore”. Alla fine, nel libro di Isaia, anche il Messia è il “Servo del Signore” per eccellenza. Maria rivela, allora, la consapevolezza che in lei, donna semplice e comune, Dio realizzerà l’ intervento grandioso e definitivo della storia salvifica, «atteso da tutte le generazioni» (1,49).
Fonte: Famiglia Cristiana