4 agosto 1494: quando la notte brillò più del giorno
Antica immagine di S. Maria a Mare, fra i primi fotomontaggi operati con l'antica e miracolosa Statua. |
Nell’anno 1494, quando la chiesa fu ampliata in forma di basilica, tenendo presente il titolo alla chiesa di santa Maria a mare, la statua della Vergine fu temporaneamente posta nell’altare laterale di san Vincenzo. Era decorosamente posta in un’edicola di alabastro con davanti due grandi cherubini in legno dorato e con grossi ceri. Ma la sera del 4 agosto dello stesso anno, vigilia di Santa Maria ad Nives: «verso un’ora e mezzo di notte da ogni sito della città la basilica apparve tutta immersa in fiamme, come ardente di orribile incendio. Istantaneamente tutta la popolazione ne fu atterrita: quindi le campane squillanti a stormo, universale sbigottimento, uno spaventevole trambusto, un tumulto. Di ogni ceto, uomini, donne, fanciulli, corsero per estinguerlo. Ma che! Trovarono questa basilica in uno abbagliante splendore, senza mica l'incendio, senza minima traccia di fuoco» (F. Cerasuoli, Scrutazioni storiche, archeologiche, topografiche).
I fedeli accorsi rimasero stupefatti da tale evento, che sembrava un sogno. Infatti il bagliore, che emanava, somigliava ad un astro splendente. E gli astanti notarono che dalla cappella di san Vincenzo, dove la statua di santa Maria a mare era da sempre situata fino alla sera del giorno precedente, al tocco dell'Ave Maria, essa era miracolosamente da sé traslata sull'altare maggiore, lasciando intatta e chiusa la nicchia, a cui, peraltro, era rimasta integra e attaccata all’interno una ragnatela prodotta da un ragno proprio nel punto nel quale si sarebbe dovuta spezzare, se la porticina fosse stata aperta dal di fuori.
«Gli accorsi sopraffatti da un gelido tremore, gridando "misericordia", caddero in deliquio; da cui poco a poco riavuti, implorarono alla diva proteggitrice condono della illanguidita devozione, con caldi voti di rinfervorarla: e dopo un sacro rito compiuto, lo splendore gradatamente decrebbe, fino a totalmente sparire; e ciascuno si ritirò a casa, percuotendosi per via il petto» (F. Cerasuoli, Scrutazioni...)
A tal proposito vi è un’inedita testimonianza da parte del sacrestano della chiesa che testimoniò: «don Antonio Imperato, sagrestano maggiore della chiesa di Santa Maria a Mare: un violento incendio stava distruggendo (o almeno così sembrava) la chiesa, sottoposta, in quel momento, a radicali lavori di restauro e ampliamento. Precipitatosi sul posto del paventato disastro, aperta la porta, osservò un fuoco ardere sulla tribuna appena eretta, un fuoco simile a quello di una torcia grezza, come ebbe poi a dire, che produceva un tale splendente chiarore che illuminava tutto l’interno. Prese una torcia, si avviò verso la tribuna, alzò gli occhi e si trovò dinanzi la statua di Santa Maria a Mare- temporaneamente sistemata sull’altare di San Vincenzo (distante dall’altare maggiore diciassette canne e due palmi) a causa dei lavori edili.» (Acta et Processus de Discessu ac miraculis per imaginem Beatæ Virginis Mariæ de Mari Civitatis Majuri patratis in anno 1494 & sequentibus, confecta per Archiepiscopalem Curiam Amalphitanam Sub die 7 augusti 1494 & 19 maij 1500, in Appendice I, pag. 67).
La redazione del Vita Cristiana di Maiori condivide con i suoi lettori il bellissimo componimento di Salvatore Apicella, che nel 1961 volle mettere in versi i sentimenti di un intero popolo al ricordo di questa fausta ricorrenza.
"Attraverso La Divina Costiera" Maiori - Preventorio "Stella Maris" Rotostampa, Terni Ed. Basilio Sanro Maiori - F.Reale collezione privata |