S. Maria delle Grazie: le tappe che portarono alla consacrazione dell’Altare maggiore.
In
una cronaca conservata presso l’archivio della Parrocchia, il canonico Don
Michele Apicella, parroco di S. Maria delle Grazie dal 1901 al 1931, racconta
che «le macerie raggiungevano l’altezza di tre metri», la Chiesa risultò
in gran parte distrutta. I primi fondi necessari per la sua ricostruzione,
circa cinquemila lire, furono garantiti dall’arcivescovo di Amalfi, Mons.
Angelo Maria Dolci, insediato nel maggio 1911 dopo un lungo periodo di sede
vacante. Altre offerte pervennero dalla generosità dei fedeli di Maiori e di
altri paesi circostanti ed ammontarono ad una cifra di circa ventimila lire.
Il
20 agosto del 1911 lo stesso arcivescovo benedisse la posa della prima pietra
della nuova chiesa «con nobile discorso di circostanza, tutto amore e pietà
[che] destò nel popolo che numeroso e festoso assisteva alla bella funzione il
più grande entusiasmo».
Il
30 giugno dell’anno seguente la Chiesa, dopo i lavori di rifacimento, fu
riaperta al culto. Scrive l’Apicella: «nessuno poteva trattenere più la
grande meraviglia. Accolto da un popolo festante e giulivo, Mons. Dolci venne
per la solenne benedizione del nuovo tempio della Madonna delle Grazie, e nelle
ore pomeridiane, dopo la solenne processione, la bella e taumaturgica immagine
di Maria entrò per la prima volta nella nuova reggia per accogliere ai suoi
piedi i suoi figli devoti e dispensargli a larga mano i celesti favori».
Don Nicola Mammato, parroco dal 1984 al 2020, ricorda, nell’omelia del
2019 per l’anniversario del nubifragio quanti furono coinvolti nel prestare la
propria opera gratuita quali «l’Ing. Achille Saggese di Napoli, che curò il
progetto e l’Avv. Gerardo Antinolfi che guidò il Parroco nell’ardua impresa»
e i benefattori che offrirono la nicchia in marmo per l’immagine della Vergine,
il Cav. Raffaele Camera, l’altare maggiore, il sig. Gaetano Prota, gli altari
laterali, i sigg. Luigi, Francesco e Vincenzo Falcone con il Sig. Benedetto
Baldi, il pulpito marmoreo, il Sig. Nicola Acampora. L’abbellimento interno
della Chiesa fu affidato agli artisti di Maiori: «l’abside fu affrescato dal
Maestro costaiolo Raffaele D’Amato nel 1920. Le croci in marmo disegnate dal
Prof. Gaetano Conforti nel 1934».
Il
12 febbraio del 1934, l’Abate dell’Abbazia Benedettina della Ss. Trinità di
Cava dei Tirreni, Dom. Ildefonso Rea O.S.B., dispose che venissero donate alla
ricostruita Chiesa le Reliquie dei Padri Cavesi (vedi foto documento) custodite
ancora oggi in un prezioso reliquiario esposto annualmente nella Solennità di
Tutti i Santi. In un altro documento, conservato presso l’Archivio storico
diocesano di Amalfi, si attesta che lo stesso Abate donò anche le Reliquie dei
Santi Vito, Giustino e Felicita per la consacrazione del nuovo altare. Un
privilegio degno di nota!
Il
4 Novembre del 1934, l’arcivescovo di Amalfi, Mons. Ercolano Marini, consacrò
il nuovo altare alla presenza dell’Abate Rea che, così la tradizione tramanda,
appose il suo sigillo sul reliquiario inserito all’interno dell’altare. Don
Matteo Mammato, parroco dal 1932 al 1939, fece apporre una lapide a memoria
dell’evento, ancora oggi presente in Chiesa (vedi foto).
©Testo di Francesco Reale, riproduzione e manipolazione vietata. Si ringraziano Alessandro Ferrara e Salvatore Cascetta per la collaborazione nella redazione del testo.
Ad ottantasei anni di distanza, questa sera, alle ore 18, sarà celebrata una S. Messa Solenne, in diretta streaming sulla pagina della Parrocchia a motivo delle restrizioni dovute alla Pandemia da Covid-19.