«A te, o Beato Giuseppe»: la preghiera dell'anno dedicato a S. Giuseppe

Come scritto nell’articolo precedentemente pubblicato sul nostro Blog (clicca qui), una delle condizioni per lucrare l’indulgenza plenaria prevista in questo Anno speciale dedicato da Papa Francesco a S. Giuseppe è la recita di recitare una «qualsivoglia orazione legittimamente approvata o atto di pietà in onore di San Giuseppe, per esempio “A te, o Beato Giuseppe”» (Cf. Decretum in PA tab. n. 866/20/I). A questo proposito è bello scoprire la storia di questa antica preghiera recitata in diverse Parrocchie della nostra Arcidiocesi nelle Feste del Santo, il 19 di ogni mese e ogni mercoledì, giorno dedicato alla sua memoria secondo la tradizione latina. Dopo il Beato Pio IX, che, come detto in precedenza, aveva proclamato il S. Patriarca a Patrono della Chiesa Universale, fu Leone XIII a dare impulso al culto allo Sposo della Vergine Maria con la Lettera Enciclica Quamquam pluries, del 1889, proprio sulla devozione a S. Giuseppe: scopriamo il contesto in cui fu composta attraverso un articolo tratto da portalecce.it

 ------

    Leone XIII (1810-1903) è dunque da considerare come il secondo papa josefino della storia. Le circostanze in cui questi ascese al soglio risultavano davvero infelici. L’annessione manu militari di Roma al Regno d’Italia aveva reso la Sede Apostolica pressoché isolata a livello internazionale. L’aggressività dei nuovi governi massonici nei confronti della religione cristiana si faceva ogni giorno più pesante. L’anticattolicesimo veniva rinfocolato non solo nella penisola ma in tanti paesi europei come anche nel continente americano. Teorie quali il razionalismo, il naturalismo, l’ateismo, il socialismo o il nichilismo fuoriuscivano ormai da determinati circoli intellettuali, spargendosi fra il popolo. Il nuovo pontefice era senza dubbio un uomo saggio e tendeva a leggere in maniera soprannaturale gli eventi. È nota la visione mistica che ebbe quasi agli albori del XX sec. (avrebbe visto la basilica vaticana scossa dai demoni) che lo spinse a comporre un’intensa preghiera all’arcangelo Michele e ad incentivare tra i fedeli la recita del rosario. Accanto a tali iniziative, una colonna portante del suo pensiero fu però proprio la necessità di una sempre più ampia devozione al falegname nazareno, che non a caso è definito dalla Chiesa Terror daemonum, Terrore dei demoni.

    Sin dall’inizio, Leone XIII aveva posto il pontificato sotto il patrocinio di Giuseppe e, nei documenti magisteriali da lui firmati, numerose sono le allusioni all’importanza del nostro santo. Il suo nome resta tuttavia legato alla meravigliosa enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889. Poche pagine ma in cui vengono tracciati per la prima volta in maniera completa i lineamenti della teologia giuseppina. L’insegnamento del Papa era nitido: in tempi così drammatici, in cui il male sembrava molto più forte di qualsiasi rimedio umano, era giusto confidare nell’aiuto celeste e, in particolar modo, nel soccorso del grande patriarca. La gloria di Giuseppe deriva dal suo essere sposo di Maria e padre putativo di Gesù. Se la Vergine è stata elevata ad una dignità altissima, superiore ad ogni creatura, Giuseppe si è avvicinato a quei sublimi livelli come nessun altro e partecipa della grandezza di lei. Se Maria, in quanto madre di Cristo, è vera madre di tutti i cristiani anche Giuseppe è da considerare come un padre per ogni fedele. Del resto, se Dio aveva concesso un tempo a quest’uomo di proteggere la famiglia da cui sarebbe giunta la salvezza per il genere umano, è lecito credere che ora il santo carpentiere protegga l’innumerevole famiglia di coloro che hanno accolto quella salvezza. In Giuseppe inoltre potevano trovare un esempio i battezzati di qualsivoglia condizione. I padri un modello perfetto per la loro missione, gli sposi un’icona di concordia e di fedeltà coniugale. Guardando alla sua immagine, i benestanti potevano comprendere quali fossero gli autentici tesori da desiderare mentre gli operai riscoprire la dignità del proprio lavoro. L’enciclica si concludeva infine con la celebre preghiera A Te, o Beato Giuseppe che tanto si sarebbe poi diffusa nel mondo cattolico, divenendo di fatto la principale orazione dedicata al santo e la pietra miliare del suo culto:

Orazione a San Giuseppe

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua Santissima Sposa.

Deh! per quel sacro vincolo di carità che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, guarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.

Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità: e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché sul tuo esempio, e mercé il tuo soccorso, possiamo vivere virtuosamente, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. Così sia.

 

Consiglio di lettura - Lettera Encliclica Quamquam plures



Post popolari in questo blog

10 Marzo 1506: la Chiesa madre di Maiori viene eretta ad Insigne Collegiata

«Donna de’ Paradiso»: la lauda dell’umanità di Maria, donna del dolore

La tragedia del bus 27 anni dopo. Per non dimenticare!