Maiori celebra S. Barbara, patrona dei VV.F. [Scheda agiografica]

   
Giovanni Battista Salvi, Santa Barbara, sec. XVII


 Domani, 4 dicembre 2020 si terrà alle ore 18 presso la Parrocchia di S. Maria delle Grazie una Solenne Celebrazione nella Memoria liturgica di S. Barbara v.m. Questa particolare devozione alla Martire turca nel Villaggio più popoloso di Maiori, celebrata sin dai primi anni novanta e suggellata nel 1993 con l'acquisto di una statua, è riferibile alla presenza nel suo territorio del locale distaccamento del comando di Salerno dei Vigili del Fuoco presso cui molti figli delle frazioni di Maiori e dell'intera Costa prestano servizio.

    La tradizione ci tramanda il patronato di S. Barbara sui Vigili del Fuoco, i Marinai, i minatori, i campanari, gli artificieri e gli artiglieri ed è invocata contro le tempeste, i fulmini e i tuoni. Il motivo di così tanti e singolari patronati è riferibile alla sua vicenda agiografica:

    Santa Barbara nacque a Nicomedia, in Turchia, città che annovera tra i suoi figli altri santi molto venerati nella nostra Costa come S. Pantaleone, patrono di Ravello, Medico e martire della Chiesa cattolica e megalomartire della Chiesa ortodossa. 
    «La leggenda ha arricchito con particolari fantastici, a volte anche irreali, la vita della martire: si tratta di particolari che hanno avuto un influsso sia sul culto come sull’iconografia.
Il padre [...] fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti. Ella, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio. Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si recò in una piscina d’acqua vicino alla torre e vi si immerse tre volte dicendo: “Battezzasi Barbara nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre in onore della S.ma Trinità. Il padre, pagano, venuto a conoscenza della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma ella, passando miracolosamente fra le pareti della torre, riuscì a fuggire. Nuovamente catturata, il padre la condusse davanti al magistrato, affinché fosse tormentata e uccisa crudelmente. Il prefetto Marciano cercò di convincere Barbara a recedere dal suo proposito; poi, visti inutili i tentativi, ordinò di tormentarla avvolgendole tutto il corpo in panni rozzi e ruvidi, tanto da farla sanguinare in ogni parte. Durante la notte, continua il racconto seguendo uno schema comune alle leggende agiografiche, Barbara ebbe una visione e fu completamente risanata. Il giorno seguente il prefetto la sottomise a nuove e più crudeli torture: sulle sue carni nuovamente dilaniate fece porre piastre di ferro rovente. Una certa Giuliana, presente al supplizio, avendo manifestato sentimenti cristiani, venne associata al martirio: le fiamme, accese ai loro fianchi per tormentarle, si spensero quasi subito. Barbara, portata ignuda per la città, ritornò miracolosamente vestita e sana, nonostante l’ordine di flagellazione. Finalmente, il prefetto la condannò al taglio della testa; fu il padre stesso che eseguì la sentenza. Subito dopo un fuoco discese dal cielo e bruciò completamente il crudele padre, di cui non rimasero nemmeno le ceneri.
L’imperatore Giustino, nel sec. VI, avrebbe trasferito le reliquie della martire dall’Egitto a Costantinopoli; qualche secolo più tardi i veneziani le trasferirono nella loro città e di qui furono recate nella chiesa di S. Giovanni Evangelista a Torcello (1009). Il culto della martire fu assai diffuso in Italia, probabilmente importato durante il periodo dell’occupazione bizantina nel sec. VI, e si sviluppò poi durante le Crociate. Se ne trovano tracce in Toscana, in Umbria, nella Sabina. A Roma, poi, secondo la testimonianza di Giovanni Diacono (Vita, IV, 89).
Barbara è particolarmente invocata contro la morte improvvisa (allusione a quella del padre, secondo la leggenda); in seguito la sua protezione fu estesa a tutte le persone che erano esposte nel loro lavoro al pericolo di morte istantanea, come gli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori; oggi è venerata anche come protettrice dei vigili del fuoco. Nelle navi da guerra il deposito delle munizioni è denominato “Santa Barbara”. La festa di Barbara è celebrata il 4 dicembre.» (Scheda agiografica tratta da Santi e beati)

    In area Napoletana la festa della Vergine è legata ad un antico proverbio che recita: «Comme Barbarea accussì Natalea». Diverse sono le interpretazioni attribuite a questo adagio, alcuni lo riferiscono al tempo atmosferico, così a Natale come a S. Barbara, altri al giorno della settimana, il Natale quest'anno cade di venerdì come il 4 Dicembre. La più accreditata è la prima delle due.

    I resti della Santa sono conservati presso la Cattedrale di Rieti. La Città di Ravello, invece, vanta la custodia del Capo della Martire, conservato in un preziosissimo mezzobusto reliquiario ligneo con capo in argento (vedi foto in basso)

    La Comunità di S. Maria delle Grazie, e di Maiori tutta, si appresta a celebrare, così, in maniera più intima ma non meno sentita per via delle restrizioni da Covid-19, la Martire di Nicomedia, mettendosi alla scuola delle sue virtù per imitarle e per trarne vigore per la propria esperienza di fede.

Mezzobusto di S. Barbara
custodito nella Basilica ex-Cattedrale di Ravello.
Il Prof. Luigi Buonocore, storico dell'arte e direttore del Museo dell'Opera del Duomo, precisa l'erroneità della datazione in immagine. Il capo argenteo è ascrivibile al XIV sec., al contrario il corpo è di fattura moderna, cinquecentesca, in legno dorato e restaurato nel 1969.

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