«Tempo di credere»: l'augurio del Vita Cristiana con le parole di Don Primo Mazzolari


Ci sei venuto incontro...!

«ed avvenne che mentre discorrevano e discutevano insieme, 
Gesù stesso si accostò e cominciò a camminare con loro».

Per quale strada? Da tutte le strade. Ogni nostra strada è sua, come la sua croce è la croce d'ognuno: come la sua verità è tutta la verità: la sua vita, tutta la nostra vita.
I suoi passi m'inseguono dall'eternità. Mi lamento che Egli non sia con me e mi abbia abbandonato, ed è Lui che mi porta.
Ma sta bene che l'uomo provi a sentirsi solo: senza mamma, senza parenti, senza amici, senza Cristo. E' bene che il suo passo si perda nel silenzio desolato di una strada che continua. Se no, non s'accorgerebbe neanche di Uno che, un giorno, incomincia a camminargli accanto.
Quel giorno, «il primo della settimana», sulla strada che va da Gerusalemme ad Emmaus, c'è Cleopa, e un discepolo senza nome.
I Due di Emmaus.
Ma il più caro dei compagni raddoppia la solitudine di certe ore. L'amore, invece di tenerci compagnia, ci mette nel cuore la disperazione della fragilità delle cose care. Tanto più si amano le creature tanto più ci si sente soli nell'impotenza di tenerle, di proteggerle, di dar gioia ad ognuna. E si soffre per esse più che per noi, e si piange per esse più che per noi.
Una moltitudine è un sepolcro vuoto, se non si riesce a vedere Lui. «Ma Lui non l'hanno visto».
- Eravate senza Dio - dice S. Paolo ai venuti dal paganesimo -: e par che dica: senza nessuno.
- Ho sentito il nulla di ogni cosa pur di avere il Cristo. (S. PAOLO).
Come ci è venuto vicino «Colui che è»?
Descendit de coelis
et incarnatus est
natus est
homo factus est
crucifixus, passus et sepultus est ...
un discendere, un continuo discendere verso l'uomo che è sulla terra, che è povera carne, che nasce, e soffre, viene crocifisso ed è sepolto. Questa è la narrazione dell'avventura dell'Amore.
Ci viene vicino dove siamo, come siamo; prende il nostro momento nel tempo, il nostro volto, il nostro soffrire, il nostro destino mortale. Ci è vicino veramente chi è come noi, uno di noi.
Ogni disuguaglianza crea distanze incolmabili.
Gli uomini credono che per innalzare bisogna stare in alto, mentre solo Colui che è disceso e si è fatto prigioniero poté redimere coloro che il peccato aveva fatto schiavi.
Io posso dar la mano solo a Uno che è come me, che per amore si fa ... me.
Coi Due pellegrini di Emmaus, Cristo si fa pellegrino: lo stesso che si fa assetato, affamato, ignudo, pezzente, malato, prigioniero, con chi ha sete, ha fame ed è malato, prigioniero, ignudo, derelitto.
Ecco un'altra maniera di mantenere la promessa: - Sarò con voi fino alla consumazione dei secoli.
Sta con noi: sta con noi veramente perché è come noi, con volto, maniera, lavoro, pena, linguaggio nostro. Sulla mia strada c'è un Cristo che ha la mia faccia, le mie debolezze, le mie rivolte, i miei gusti: c'è un Cristo che ha la faccia, le debolezze, le rivolte, i gusti di ognuno. Ora capisco perché fu detto al principio: « chi vede il fratello, vede Cristo ».
... si accosta.
Non è un'apparizione improvvisa, come nel Cenacolo. Le apparizioni improvvise e disvelate, avvengono soltanto nel Cenacolo, a porte chiuse. Nel Cenacolo si può dubitare della sua realtà corporea, e crederlo un fantasma: non si può dubitare della sua somiglianza a un'immagine ancora presente; e quanto presente!
Fuori del Cenacolo, le apparizioni del Signore sono accostamenti in sembianze che prendono dal luogo e dalle persone cui Egli si manifesta.
Nell'Orto del Sepolcro, la Maddalena crede di trovarsi davanti all'ortolano del luogo.
Sul lago, è un pescatore che prepara la colazione ai compagni che tornano dalla pesca notturna.
Qui, sulla strada di Emmaus, è Pellegrino tra pellegrini.
Il Cenacolo è un ambiente religioso: gli animi sono già introdotti. Vi si può usare un linguaggio spirituale di memoria, di tradizione. Il che non impedisce agli apostoli di aver paura: mentre non si dice che la Maddalena né i Due, né sul lago qualcuno abbia avuto paura del Risorto.
Nel Cenacolo occorre toccare le piaghe delle ferite di Lui, per credere: fuori, no, anche se la scomparsa è subitanea quanto l'apparizione. Basta che ci arda il cuore, mentre Egli parla, e che ci chiami per nome.
- Maria !
- Maestro!
Quando ci siamo accorti che ci camminava accanto? Non si può far diventare data un motivo dello spirito, fissare nel tempo un momento eterno. Il " momento " del Signore deve rimanere ineffabile come la maniera con cui si è accostato ed ha cominciato a camminare.
Ogni opera di Dio è nell'eternità, e per chi, come noi, ha per misura il tempo, si perde nel cercare gl'incontri sul quadrante dei propri orologi.
La stessa creazione ebbe bisogno di un racconto che, facendoci perdere la curiosità di sapere di più, ci lasciasse la gioia di essere stati fatti da Lui.
Tu mi sei venuto vicino quando io mi allontanavo da Te, come i Due. Mi sei venuto vicino in maniera che Tu ci fossi senza che io Ti vedessi subito perché avrei avuto paura di vedere uno dal quale mi allontanavo. M'hai raggiunto mentre scappavo da Te.
Il raggiungere una tua creatura che ha passi così brevi, non ti dovrebbe costare. Dove può camminare, lungi da Te, una tua creatura? Eppure, questa Tua creatura che non può camminare senza di Te, può consumare nel suo cuore un tremendo mistero d'allontanamento, che Tu solo puoi misurare, avendolo scontato con la Tua Passione.
Mi libero da Te, mi " svuoto " dei tuoi pensieri, dei tuoi sentimenti; mi strappo il cuore che mi desti: costruisco il mio " inferno " nel tuo " paradiso ", ritrovando nella stessa casa il senso d'esilio di una regione " longinqua ".
Chi sa perché vado lontano a " dissipare " ciò che è Tuo? Non me lo chiedo: so che Tu mi raggiungi lo stesso, ovunque, anche nell'"inferno". Hai un passo più lungo del mio: una mano che si tende ad ogni mano derelitta: una carità che valica ogni distanza. Il mio male ha creato le strade di perdimento, ma il tuo amore le cambia in salvezza.
Preferisco pensare che Tu m'abbia preceduto invece di raggiungermi. Il saperti indietro, per quanto mi si dica che il male non t'appartiene (come "cuore" t'appartiene: è il Tuo volto disfatto, la Tua fronte incoronata di spine, la Tua sete crocifissa!), mi smarrisce. Tu sei camminato davanti e stai in agguato ...
Devo passare dove Tu sei. Ci son le strade obbligate della mia miseria; ma Tu le segni ogni giorno con voci di speranza perché l'avvilimento delle mie colpe non mi perda.
... Sei davanti. ..
Ti avevo considerato un superato dagli avvenimenti e dalla scienza degli uomini ... M'accorgo invece che se voglio raggiungere qualcosa di veramente umano, devo seguirti.
Non cammino veramente se non cammino verso di Te, dietro i Tuoi passi. Il Tuo "seguimi" rimane l'unica parola che prepara le vere ascensioni.
... Sei davanti e mi attendi...
La pazienza della Tua attesa è vinta soltanto dalla pazienza di doverti adattare al mio passo, di prendere il mio passo. Ti lasci raggiungere e Ti metti a passo d'uomo. L'infinito scandisce in debolezza la sua onnipotenza! L'eternità si fa tempo, perché il tempo s'adegui alle leggi dell'Eterno!
Come sei grande!
... davanti ...
- Chi mette la mano all'aratro e si volta indietro non è degno di me -.
Ho l'orrore di quello che accade in questi giorni, ma non posso guardare indietro.
Ho l'orrore di quello che sta per accadere, ma non posso voltarmi indietro.
Cristo è davanti.
Poco importa se, adesso, non Lo vedo. Lo sgomento di questo presente senza precedenti mi toglierebbe di continuare la strada, se non sapessi ch'Egli è, davanti.
Non posso dire che è bene ciò che vedo. Bisognerebbe non avere un cuore e dimenticare che siamo stati noi ad accumulare questo fuoco divoratore sulle nostre teste.
Se, di là dell'inferno che abbiamo scatenato, riusciremo a vedere Cristo, sarà la prova sicura che gran parte del nostro male è stato consumato e che la ricostruzione del mondo potrà essere ripresa su basi meno fallaci.
Ma il bene visto da Lui non concorda mai interamente col bene visto e voluto da noi.
Cristo sarà sempre obbligato a rallentare il Suo passo, a mortificare il Suo amore, adattandolo alla nostra povera misura.
Uno che cammina con noi è più nostro di chi sta con noi. Lo stare dà l'impressione del padrone che sorveglia, che è lì per sollecitare chiunque si attarda.
Sono così fastidiose e irritanti le presenze che guardano, giudicano e condannano!
Cristo cammina coll'uomo, è l'eterno Pellegrino d'ogni strada. Facciamo più fatica noi a tenergli dietro o Lui a camminare col nostro passo incerto e breve ?
Discorriamo troppo della fatica del nostro camminare cristiano, come se ci fosse comandato un passo innaturale, come se fosse un passo di parata.
Cristo non comanda nessun passo: nulla di obbligato. Ogni camminare gli va. Purché uno cammini. Gli basta il passo quotidiano, il passo del momento, che segna la variabilità delle nostre disposizioni. Ci sollecita, ci rimprovera, ci dà mano, ma si adatta: si adatta fino ad essere stanco con noi, malato con noi ...
Egli cammina le nostre strade sotto il sole, i piovaschi e la tormenta, con la fame e la rivolta, con la gioia e il desiderio.
Si ferma lungo i cigli, sosta all'ombra di un sicomoro: domanda un frutto al fico, un po' di ombra alla palma. Cammina con noi, come noi: cammina se noi camminiamo.
Se non cammino, fermo il Signore ed il suo Regno subisce un arresto. Poiché non cammino Egli viene giudicato un retrogrado, un reazionario, un neghittoso, un buono a nulla. Lo faccio giudicare e condannare nella sua più grande carità che lo fa camminare col mio passo, camminare se io cammino.
E se il Signore, a un certo punto della strada, fosse obbligato a lasciarmi perché lo urge una carità più grande ?
- Vi sono altre pecore.
lo non posso abusare dell'Amore, non posso impedire a l'Amore di camminare verso le pecore perdute d'Israele.

Don Primo Mazzolari, da Tempo di credere


Auguri a tutti e a ciascuno: 
possiamo sentire sempre accanto la presenza di Dio che cammina con noi, 
che sostiene le nostre angosce, 
che amplifica le nostre autentiche gioie, 
che guida la storia con mano mirabile. 
Auguri a tutti di un anno sereno: ne abbiamo bisogno! 
Ricco di Essenziale e povero di ciò che impoverisce. 



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