Una tradizione perduta ed un'opera ritrovata
Un'antica e suggestiva tradizione scomparsa
di Agostino Ferraioli
Un anziano mio amico, ritornato dall’Argentina per morire nella sua Maiori, un giorno mi parlò emozionato di una tradizione scomparsa che suo nonno, di cui portava il nome, gli raccontò quando lui era ragazzo una mattina di Pasqua: la processione che si svolgeva la mattina di quel giorno a Maiori fino all’arrivo del Prevosto, Mons. Gaetano Confalone (1883-1903). Egli raccontava con dovizie di particolari che, dopo l’austero periodo della Quaresima e della Settimana Santa, il suono disteso delle campane a gloria, con cui terminava la S. Messa di Resurrezione delle ore 11.00, celebrata il Sabato Santo nelle varie chiese di Maiori, avvertiva i fedeli che finalmente si poteva mangiare la carne, affettare il salame e cucinare con la sugna. La domenica di Pasqua era una grande festa; chi poteva indossava l’abito nuovo ed usciva di casa per partecipare alla “Grande processione”.
Pare che a questa tradizione si siano ispirati il commediografo Eduardo De Filippo e il regista Roberto Rossellini, quando, nel film “La macchina ammazzacattivi” (anno 1948), immaginarono l’incontro di due cortei, con esiti chiaramente scenografici, camuffando le processioni sotto la veste di due cortei funebri avviati a scontrarsi. Ma di cosa si trattava in realtà? A seconda della devozione e dell’ubicazione delle dimore si formavano due gruppi di devoti: uno presso la chiesa di San Giacomo e l’altro presso la chiesa di San Domenico. I relativi due Rettori (Canonici della Collegiata) organizzavano le processioni.
ASan Domenico c’erano tutti gli associati della Confraternita del Santo Rosario con stendardo e vela bianca, vestiti del camice bianco con mozzetta e cingolo di color nero, che, con la loro visiera bianca, davano il giusto tono di solennità accompagnando con viva devozione il corteo, recando in mano un grosso cero acceso. C’erano un nutrito gruppo di accoliti e ministranti con la croce astile, il Rettore, con la mozzetta rossa ornata d’ermellino (distintivo dell’intero Collegio Capitolare dell’Insigne Collegiata S. Maria a Mare) e, sulla piramide dorata, la statua della Beata Vergine Addolorata, vestita di un artistico abito nero, portata sugli omeri dai Confratelli e seguita da una fanfara, parte della banda chiamata per l’occasione. Si partiva alle ore 10,30 per il Corso Reginna.
Contemporaneamente partiva l’altra processione dalla chiesa di San Giacomo con i confratelli vestiti di bianco con mozzetta e cingolo rosso e la visiera bianca, con lo stendardo e la vela sempre di colore rosso, con i chierichetti, il Rettore della chiesa e l’aurea pedana con la statua del Cristo Risorto, recante nella mano sinistra la bandiera bianca con la croce rossa. I membri dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte vestiti con la divisa della confraternita assicuravano il devoto trasporto. Seguiva l’altra metà della banda musicale con armonie pasquali e fedeli oranti. La processione, uscendo dalla chiesa, iniziava a salire per il Corso Reginna.
Come una mamma alla ricerca del figlio, le due processioni arrivavano quasi contemporaneamente a Piazza dell’Olmo (oggi intitolata al pittore maiorese Raffaele D’Amato), gremita di gente. I portatori con il Gesù Risorto subito partivano correndo per la “Scala Santa”, seguiti a breve distanza dai portatori con la statua dell’Addolorata mentre la banda, riunitasi, attaccava con le note del Mosè di Rossini, e le campane della Collegiata rintoccavano a Gloria.
Quando le statue arrivavano sul sagrato, subito, attraversando la porta centrale, entravano in chiesa e, mentre la statua del Gesù Risorto era seguita dall’Addolorata, questa, all’improvviso, (con un trucco scenico), veniva sostituita dalla Statua della B.V. Assunta nella sua splendida veste ricamata (tenuta nascosta in una tenda approntata a destra della porta). La chiesa gremita di fedeli applaudiva, mentre l’organo accompagnava il coro nel canto del “Regina Cœli”.
Il Prevosto con le Dignità (Primicerio, Cantore, Arciprete e Decano), i Canonici e gli Ebdomadari, che avevano atteso le due statue sul sagrato, davano inizio alla processione fino all’altare maggiore per la navata centrale della chiesa collegiata.
Deposte le due statue a fianco dell’altare, il Prevosto, in abiti pontificali, dopo una breve omelia, benediceva solennemente la Comunità Maiorese. Tutti, gratificati, ritornavano nelle proprie case scambiandosi gli auguri di “Buona e Santa Pasqua”.