I 400 anni dalla Canonizzazione dei Santi della Controriforma

Nel quarto centenario (1622-2022) della Canonizzazione dei quattro grandi santi della Controriforma, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa d'Avila, Filippo Neri e Isidoro "l'agricoltore", pubblichiamo un interessante profilo storico di quel tempo tanto travagliato e tanto ricco di grazie. Buona lettura!

Rifondazione cattolica

di Franco Cardini
storico medievista

A. Pozzo, Gloria di S. Ignazio, 1685.
Il XIX Concilio ecumenico di Santa romana Chiesa era stato convocato da Paolo III con la bolla del 22 maggio 1542; iniziato a Roma il 13 dicembre del 1547, riconvocato da Giulio III a Trento fra il 1550 e il 1552, ripreso nel 1562 e concluso al fine sotto Pio IV nel dicembre del 1563. La sua ultraventennale, tormentata storia è specchio di quello che si potrebbe definire la sua laboriosa eterogenesi: nato nella volontà largamente condivisa di porre fine a uno scisma che infondo nessuno aveva mai davvero voluto e che l’imperatore Carlo V, convinto erasmiano, aveva per tutta la vita sperato di poter concludere risanare, si era chiuso sul desolato scenario di un’Europa lacerata impoverita. Nella Compagnia di Gesù, frattanto, si era fatta progressivamente strada la convinzione che i nuovi cattolici che fiorivano dappertutto, dal nuovo mondo all’India, alla Cina, al Giappone, fossero il dono che Dio aveva fatto alla Chiesa per risarcirla della perdita di tanti fedeli dietro al apostasia protestante. 

Quel dono, Dio lo aveva elargito riversando sulla sua Chiesa anche il tesoro di nuove vocazioni, di nuovi miracoli, di nuovi prestigiosi santi. La grande stagione teologica, liturgica e artistica che nel successivo mezzo secolo aveva rinnovato la cristianità cattolica, dando vita al miracolo della Roma pontificia e cardinalizia con lo spettacolo delle sue basiliche, dei suoi conventi e monasteri, dei suoi palazzi e le sue ville con i mirabili giardini, era la prova della rinnovata stagione cattolica nel segno della aquila bicipite asburgica - con le sue ali distese dalle Ande fino ai Carpazi - provvidenzialmente protesa a difendere la duplice monarchia d’Austria e di Spagna. Una visione ottimistica, che già nel corso del XVI secolo aveva ricevuto le sue almeno parziali smentite. Ma dalla quale doveva continuare a essere convinto Gregorio XV, nato Alessandro Ludovisi, pontefice dal 1621 a 1623, promotore della controriforma, assertore e patrono della restaurazione cattolica di Ferdinando Secondo d’Austria - dopo il criptosemiriformato Massimiliano II e l’inquieto Rodolfo II - sostenitore di un collegio di principi elettori imperiali a maggioranza cattolica. 

Fu lui a fondare nel 1622, non per caso il 6 gennaio - giorno dell’Epifania, festa dei tre re - La “Congregatio de propaganda fide", alla quale venne affidata la missione cattolica dell’immenso oltremare fatto ormai di tre oceani, e la restaurazione dei paesi protestanti d’Europa, mentre il turco sembrava ormai essersi acquietato. Già fin dall’ultimo quarto del XVI secolo si intravedono i segni della futura istituzione: a tale scopo Gregorio XIII e Clemente VIII avevano creato congregazioni cardinalizie che avevano peraltro avuto breve vita. la bolla di fondazione della nuova congregazione, Inscrustabili Divinae Providentiae, fu pubblicato il 22 giugno 1622. Papa Gregorio partecipava almeno a una delle sedute che avvenivano tre volte al mese. 

Ma tanti erano gli ostacoli. Al nuovo istituto opponevano resistenza da una parte alcuni dicasteri curiali (la Segreteria di Stato, la Congregazione dei vescovi e regolari, la Sacra Congregazione dell’Inquisizione e quella dell’Indice), le cui competenze furono successivamente limitate; dall’altra le monarchie di Spagna e Portogallo, che rischiavano di vedere compromessi i loro diritti di patronato nei territori d’oltremare. Era necessario dunque sommergere gli incerti e battere gli avversari con un profluvio di doni divini, una cascata di grazia di tesori celesti.

G. Reni, Papa Gregorio XV

Sabato 12 marzo, festa di San Gregorio magno e giorno quindi sacro il nome del Papa regnante, furono celebrate con eccezionale solennità nella Basilica di San Pietro cinque canonizzazioni: Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa Davila, Filippo Neri - straordinari personaggi della storia della Chiesa, tutti collegati in vario modo alla città di Roma, alla “riconquista" cattolica (soprattutto Ignazio Filippo) e alla Spagna, allora grande protettrice della Chiesa romana - e Sant’Isidoro “l’agricoltore", patrono di Madrid. 

Esemplari per santità e semplicità, ma soprattutto per quella grandezza che ancora oggi a distanza di quattrocento anni da quel giorno illumina la storia della Chiesa in quanto vicini a tutti coloro si affidano alla loro potente intercessione presso il cielo. 

Nello stesso anno il pontefice beatificò Alberto di Colonia, cioè Alberto Magno, e prescrisse per tutta la Chiesa la celebrazione della festa dei santi Anna e Gioacchino. Favorì due nuove congregazioni, dedicate alla formazione dei giovani, alle quali erano stati concessi i voti semplici già da Clemente VIII e Paolo V: il 3 novembre 1621 la congregazione dei chierici regolari della madre di Dio, fondata da Giovanni Leonardi, fu riconosciuta ordine religioso; 18 novembre furono promosse la stessa dignità cinque scolopi (chierici regolari delle scuole pie), fondati da Giuseppe Calasanzio. Papa Gregorio 15º visse quei mesi estremi della sua stagione terrena, con un’autentica di fondazione della Chiesa cattolica dopo il dissanguamento dello scisma.chiuse gli occhi l’anno successivo, sfinito da quel lavoro Santo.

Fonte: Luoghi dell'Infinito

Nota

Sant'Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù ha diffuso nel mondo il vangelo anche tramite il testo degli Esercizi spirituali. Opera unica e che aiuta nel discernere la voce di Dio, è un gioiello di ascetica ed amore al vangelo.

San Francesco Saverio, sacerdote della Compagnia di Gesù, evangelizzatore delle Indie, fu tra i primi compagni di sant’Ignazio. Spinto dall’ardente desiderio di diffondere il Vangelo, annunciò con impegno Cristo a innumerevoli popolazioni in India, nelle isole Molucche e in altre ancora, in Giappone convertì poi molti alla fede e morì, infine, in Cina nell’isola di Sancian, stremato dalla malattia e dalle fatiche.

Sant'Isidoro l'agricoltore, unico membro laico del gruppo, ha vissuto il proprio anelito al Padre. Uomo semplice ed umilissimo di professione agricoltore ha intrapreso la propria condizione con quella dedizione all'umiltà che, ancora oggi, illumina il mondo e la vita dei fedeli.

Santa Teresa di Avila, unica donna in quella celebrazione, splende per quell'amore capace di vivere sotto ogni aspetto la vita del nascondimento e della preghiera vissuta nel Carmelo e professata dalla santa spagnola. Dottore della Chiesa e fondatrice della riforma che, anche attualmente, porta il suo nome, la sua dottrina è un gioiello di fedeltà ed amore a Cristo vissuto nella cella dell'Incarnazione di Avila ed in altre comunità e portato in tutto il mondo. Di prove ne ha superate moltissime e tutte illuminate da quel sapere che niente deve turbare in quanto solo Dio basta.

San Filippo Neri, che contemporaneo di Sant'Ignazio di Loyola, si è speso per i ragazzi poveri di Roma fondando per loro l'oratorio e la Chiesa Nuova a corso Vittorio Emanuele. 
Novello missionario ha edificato, con la gioia e la spensieratezza, la vita spirituale di moltissimi giovani che si sono affidati al suo consiglio, ma di più al suo amore di padre. Una vita non facile, ma trascorsa guardando all'essenziale dato dal Regno dei cieli, presente nel suo cuore.

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