San Giuseppe, custode innamorato di Maria sua sposa

Nei Primi Vespri della Solennità di S. Giuseppe pubblichiamo un interessante contributo di Enza Ricciardi per Incontro per una Chiesa viva del Marzo 2020. Buona lettura!


San Giuseppe, custode innamorato di Maria sua sposa

di Enza Ricciardi

E Giuseppe l’attendeva in Paradiso. Tornava a casa la Vergine Assunta, quando il Cielo si aprì per accoglierla; e intima e profonda, come a Nazareth, fu la gioia di riunirsi al Figlio e allo Sposo. Intima, ma gloriosa. Profonda, ma sfolgorante. La Chiesa non ci dice se possiamo prestare fede ai Santi e ai teologi che asseriscono l’assunzione in anima e corpo del glorioso patriarca. Ma è bello immaginare l’abbraccio, trasfigurato ma concreto, della santa Famiglia e ritrovarsi nell’intimità di questo triplice amore umano che si riunisce nell’eternità; sentire il calore di questa Trinità terrena, che si ricompone nell’unità per innestarsi nell’eterno amore della Trinità divina, in cui l’uomo - tutto l’uomo – e l’umana famiglia, nella  duplice natura del Figlio, trova il suo posto. E si compie nella sua bellezza. C’è una grazia che collega l’ordine della natura con l’ordine della gloria e di questa grazia Gesù, Maria e Giuseppe sono i custodi, perché chiamati ad incarnare il vertice ineffabile del mistero divino: la santa Trinità. È per questa grazia che la Gerusalemme celeste attrae e attende la Città terrestre, con il desiderio di vederla risplendere nel fulgore della sua pienezza.

La Venerata Statua di S. Giuseppe esposta nell'Anno speciale a lui dedicato dinnanzi al Quadro della Vergine Assunta, op. di M. Nicoletti e G.Conforti.

Ed è ancora per la stessa grazia che la Trinità divina accoglie raggiante la sua immagine terrena, per esultare nel compimento del suo progetto di salvezza. E tutto si svela e si riveste di un significato nuovo. Maria è la Madre che offre, unita al Padre, Gesù colui che si lascia offrire, nella persona del Figlio, Giuseppe è l’amore che da questa offerta scaturisce e che questa offerta sostiene, immagine viva dello Spirito Santo. Non ha due sposi, Maria. Ma un solo Amore. Sposo è lo Spirito, da cui è concepito il Verbo. Sposo è Giuseppe da cui il Verbo è amato e custodito.

Ma la grazia collega l’ordine della natura con l’ordine della gloria e l’amore umano si riveste di divina potestà. E diviene perfetto nell’unità. E non si può più separare. Giuseppe dallo Spirito Santo. Lo Spirito dalla Trinità. Giuseppe dalla santa Famiglia. Nascosto, ma sempre presente, il falegname di Nazareth continua ad operare nella vita del Figlio e della Sposa, indissolubilmente legato, nell’amore, al destino di salvezza che in loro si compie. In loro, tutti e tre. Ognuno al suo posto.

Quale fosse il ruolo di Giuseppe a Nazareth, a Betlemme, nel cammino verso l’Egitto, al cospetto del vecchio Simeone o dei dottori del tempio di Gerusalemme ce lo dicono i Vangeli. Ma dove cercare il padre di Gesù a Cana, sul Calvario, sulla strada che conduce Maria e Giovanni lontano dalla loro patria o nel silenzio e nella contemplazione di Efeso, dove la Vergine si consuma nella nostalgia, possiamo chiederlo solo allo Spirito Santo, perché la risposta è tutta nell’amore. Ed è l’amore che illumina questa presenza assente e ci racconta una pagina nuova della storia che già conosciamo. O crediamo di conoscere.

È la storia di un matrimonio. Tra due giovani di straordinaria bellezza. Ma le nozze o sono offerta totale di sé all’amore o non sono nozze. Questa verità contemplava Maria con esultanza, il giorno dello sposalizio con Giuseppe. La vedeva incarnata nel suo grembo e nel suo sposo. Era no in tre a sposarsi, due anime al loro Dio. In tre ad offrirsi, in tre ad amarsi. Ogni giorno, tutti i giorni. Perdersi per donarsi. Ne scoprivano la fecondità contemplandosi l’un l’altro, nella diversità dei ruoli. Mentre nell’armonica unità della loro relazione vedevano delinearsi con sempre maggiore chiarezza un meraviglioso progetto di redenzione. Uno che dona, uno che si fa dono, uno che ama questo donare. Per imbandire il banchetto di nozze. E restituire all’umanità che l’aveva perduta la gioia di prendere parte alla festa senza fine.

E in questa dinamica di amore trinitario si svolge la storia della salvezza, la storia della Chiesa, la storia della nostra felicità. Alle nozze del mondo con Dio, Giuseppe è sempre presente. E lo sguardo innamorato con cui contempla, nell’eternità, Maria e Gesù diviene consolazione, sostegno e alimento della nostra salvezza.

Come a Cana. Non poteva essere assente Giuseppe, mentre Maria, invitata dal Padre, chiedeva al Figlio di offrire se stesso e il suo cuore di Madre per ridonare la letizia ai commensali. Non hanno più vino.E mentre lo Spirito riversava nei cuori degli invitati l’ebbrezza del vino nuovo, Giuseppe portava a casa, misticamente, il pane. Del conforto e della consolazione. Per quell’ora, la mia ora, che se non era ancora giunta, da quel momento ad ogni passo si faceva più vicina. 

E si compiva sul Calvario. Alle nozze dell’Agnello. Stabat Mater. Stabat Pater. Ai piedi e a capo della croce. Immobili nell’offerta della parte più amata di sé. Saldi nel sorreggere il mondo. E sollevarlo dal male. E mentre gli angeli contemplavano attoniti il supplizio della croce, Giuseppe dalle profondità del mistero di cui era entrato a far parte partecipava dell’Amore di cui era infiammato lo Spirito. E l’uno nella famiglia terrena, l’altro in quella celeste completavano la mirabile offerta e la rendevano feconda.

Donna, ecco tuo figlio. Può avere un figlio, Maria, senza Giuseppe? Lo Spirito genera la Chiesa nella Vergine e Giuseppe ne diviene padre. Sotto la croce, la Trinità terrena si completa del suo vertice verso il basso. E in Giovanni, la Gerusalemme terrestre, condannata al buio e alla morte, si riscopriva redenta e illuminata dalla speranza. Giovanni, che aveva posato il capo sul petto di Gesù. Come il Figlio del falegname lo aveva tante volte posato, bambino, su quello di Giuseppe. Per diventare grande con il suo amore umano. Per farlo diventare grande con il suo amore divino.

R. SanzioSposalizio della Vergine, particolare.

Cresciuti al ritmo dello stesso battito, Giuseppe e Giovanni si fanno compagni e custodi della Vergine. E le provvedono un rifugio. In Egitto, perché possa proteggere il Redentore, minacciato e ancora fragile. A Efeso, perché possa nutrire la Chiesa, perseguitata e ancora in fasce. È una famiglia nuova quella che lo Spirito ha generato, così grande da attraversare i secoli. E Giuseppe ne conosce i segreti, le fragilità, i bisogni e le necessità. E ne parla a Maria, lungo il viaggio, quello con Gesù bambino, come quello con Giovanni apostolo. E provvede egli stesso, in silenzio, lungo il cammino. Della vita di Gesù, della storia della Chiesa.

Compagno fedele di tutte le anime che anelano alle nozze. E costruiscono nel loro cuore la dimora per abitare nella Trinità. Anime che scelgono di offrirsi, accettano di offrirsi, amano offrirsi. E in questo amore esultano di gioia. E in questo amore si struggono di nostalgia fino a che non sia compiuto. Anime di cui lo Spirito Santo eternamente s’innamora e le sposa, in mistiche nozze, alla Trinità. Come Giuseppe, dall’eternità, s’innamora di Maria. Di nuovo e in modo nuovo. Perché la vede bella nella solitudine della sua casa di Efeso. Perché la vede forte e pura come il cristallo, mentre trascorre gli ultimi anni della sua vita sola, per abitare con Dio. Perché la vede scendere sempre più giù nel dolore e salire sempre più su nell’amore, mentre vive in silenzio e in profonda preghiera. In contemplazione. Perché la vede consumata nella nostalgia e raggiante nella gioia. Perché, si sa, la nostalgia delle anime sante è solo il volto terreno della celeste esultanza.

L’esultanza che Giuseppe già vive nello Spirito e di cui riempie la casa della Sposa. Mentre attende di vedersela comparire davanti tutta gloriosa, senza macchia né ruga. Sollevata da quella nostalgia, di cui egli è insieme oggetto e sostegno, che la spinge verso l’alto, tra le sue braccia e nell’abbraccio di Dio. Nostalgia che si alimenta sulla Via della Croce, ripercorsa ogni giorno dietro la casa. Giuseppe lo vede, con tenerezza e stupore. Ogni passo sulla via del dolore è una gemma che arricchisce la terra, rallegra il Paradiso e la adorna per le nozze. Le ultime, le vere.

E in questo radioso splendore, pronta per il suo Sposo, Giovanni la contempla regina, vestita di sole e coronata di stelle. E Giuseppe l’accoglie in Paradiso. Per sposarla nell’eternità, innamorato custode della sua regalità.

Fonte: Incontro per una Chiesa viva

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