"La Diva del mare": storia del Canto dei Maioresi

In occasione della Festa dell’Incoronazione, per la rubrica Le pagine del Vita Cristiana rileggiamo un contributo a firma dell'Archivista di Stato Crescenzo Paolo Di Martino che nel Vita Cristiana di Maiori, N. 7 - 8, Luglio-Agosto 2007, Anno XLIX ricostruisce la storia dell'Inno più caro del popolo fedele di Maiori. Buona lettura!

Un inno ritrovato: la Diva del mare, l'Assunta nel ciel

di Crescenzo Paolo Di Martino*

S. Maria a Mare, Paolo Signorino, acrilico su tavola, 1996,  
dalla Collezione "I Santi patroni della Costiera", Palazzo Episcopale di Amalfi


Il testo dell’inno a S. Maria a Mare, variamente fin’oggi attribuito, ha finalmente la sua paternità e la data certa della sua pubblicazione. Iniziamo dalla paternità: il testo è opera poetica del ventiquattresimo prevosto di Maiori, don Vincenzo Gambardella.

Il Gambardella, nato nel 1813 in Vettica Minore, frazione di Amalfi, da Antonio e da Felicia Gambardella, fu ordinato sacerdote nel 1835. Professore di Filosofia, Sacra Teologia ed esaminatore sinodale, promosso Economo Curato della chiesa maiorese di S. Pietro in Posula dall’arcivescovo di Amalfi, mons. Mariano Bianco, nel 1840, passò ad esercitare nel 1853 la stessa carica presso la Collegiata, della quale fu canonico ed archivista. Nominato Prevosto per voto unanime dal Consiglio Comunale, cui al tempo spettava la nomina, l’investitura canonica gli fu conferita dal Vicario Capitolare dell’arcidiocesi amalfitana, mons. Francesco Ingenito, il 13 agosto 1871. Morì il 18 marzo 1883, e fu sepolto presso l’altare del SS. Sacramento nella Chiesa di S. Francesco. Pubblicò la Marieide: ovvero Inni polimetri in laude di Maria SS. nella ricorrenza del mese dei fiori pel Sac.Vincenzo Gambardella, Salerno, Stabilimento Tipografico Nazionale, 1873, e La Rosa di Gerico. Inni Sacri per la ricorrenza del mese dei fiori pel Sacerdote Vincenzo Gambardella Prevosto dell’Insigne Collegiata Chiesa di S. Maria a Mare della Città di Maiori, Salerno, Stabilimento Tipografico Nazionale, 1880, entrambe le opere dedicate a monsignor Francesco Majorsini, arcivescovo di Amalfi. Dette, inoltre, il suo contributo all’Album poetico epigrafico, promosso e offerto alla Santità di Pio Papa IX il giorno del suo episcopale Giubileo, 3 giugno 1877, dalla Pia Lega fra gli operai cattolici di Camaiore, Camaiore, Tipografia Benedetti, 1877. Altre epigrafi da Lui dettate possono leggersi in Festa Centenaria della solenne incoronazione della Gloriosissima Santa Maria a Mare della città di Majori, fregiata di corone d’oro dall’Inclito Capitolo di San Pietro in Vaticano nell’anno 1769, Salerno, Stabilimento Tip. Migliaccio, 1869.

Se della Rosa di Gerico si è conservata copia nell’archivio capitolare, del testo della Marieide si era completamente persa ogni traccia e ogni ricordo. Per una fortunata circostanza recentemente di quest’ultima pubblicazione si è ritrovata una copia presso la Biblioteca Provinciale di Salerno. Ciò ha permesso di chiarire la questione della paternità dell’inno nel suo testo originale pubblicato nella Marieide alle pagine 11-15 e stabilirne il testo ufficiale. La sua circolazione, per decenni, fu affidata alla tradizione orale. Per uso personale furono redatte, in epoche diverse, alcune versioni, senza alcuna pretesa di fedeltà al testo. A volte esse presentavano dei gravi fraintendimenti e la perdita di alcune strofe. Tali versioni furono raccolte, emendate per quanto possibile ed infine ne fu tratto il testo inserito nelle colonne di Vita Cristiana di Maiori (n. 8 – agosto 1982) da monsignor Nicola Milo. Successivamente don Vincenzo Taiani, con l’ausilio dalla signora Mimma Savastano, revisionò il testo sulla base di ulteriori ricerche, pubblicandolo prima in una brochure per la cappella di S. Nicola dei Cicerali, insieme al Rosario popolare, e infine, nell’anno giubilare del 2000, nella raccolta di Novene e Preghiere, che si recitano nella Chiesa Collegiata. Tornando al testo: non è nota la data e la circostanza della sua composizione ed è del pari ignoto il nome di chi compose la melodia che lo accompagna. Farebbe pensare alla sua composizione in occasione dell’inaugurazione della nuova tribuna della Chiesa Collegiata e dell’intronizzazione del simulacro mariano (1866) il fatto che esso è intitolato alla venuta della «prodigiosa statua» di S. Maria a Mare e che alla seconda strofa sia ricordato come «sul flutto spumante» per la tempesta suscitata, Lei «fuggì», cioè disperse, sbaragliò, «l’infedele dei barbari lidi del fiero Levante», facendo riferimento a quanto avvenne il 27 giugno 1544, quando una tempesta di mare, appunto, impedì al corsaro Cheredino Barbarossa e alla sua flotta di saccheggiare Salerno e la Costa d’Amalfi, evento che fu attribuito dai Maioresi all’intercessione di S. Maria a Mare. Da quel giorno a Maiori, per secoli, fu tradizione che a perenne ricordo dello scampato pericolo la campana maggiore della Chiesa Collegiata fosse suonata «alla barbaresca», nella ricorrenza del fatto a Mezzogiorno, come se ancora fosse incombente il pericolo dei corsari.

Resta, dunque, incerto il tempo e l’occasione, che dettero vita all’inno. Certo è, invece, il suo successo, testimoniato dal fatto che oggi ancora resta l’inno popolare del mese preparatorio alla festività dell’Assunta, che conclude il quotidiano Rosario cantato nelle case e nei cortili dei rioni cittadini, mentre un tempo la sua melodia riempiva i magazzini dove le lavoranti approntavano i box per l’esportazione dei limoni. Il 14 agosto, in attesa della cerimonia dell’esposizione della statua dell’Assunta, i gruppi di preghiera riuniti, dopo il mese di preparazione, lo intonano nella Chiesa Collegiata, a voler sottolineare, ancora una volta, che «la Diva del Mare, l’Assunta nel Ciel» è il canto, la preghiera, che identifica la Comunità Ecclesiale di Maiori.

*Archivista di Stato

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