Il 14 Agosto e l'antico uso della vestizione della Madonna

Per la rubrica Le pagine del Vita Cristiana pubblichiamo il contributo di Agostino Ferraiuolo pubblicato su Vita Cristiana di Maiori, N. 7 - 8, Luglio - Agosto 2005, Anno XLVII, che tratta dell'antica usanza della Vestizione del Simulacro della Madonna nell'Insigne Collegiata di Maiori. Buona lettura!

Le dame che vestono la Madonna

di Agostino Ferraiuolo

Le signorine Giovanna Apicella ed Assunta Conforti
al termine della vestizione della ‘Maronna ‘e Notte’

È noto come, in occasione della festa patronale, ricorrente nel giorno dell’Assunzione (15 agosto) e della memoria del Patrocinio di Santa Maria a Mare (terza domenica di novembre), il simulacro settecentesco, custodito nel grande armadio a muro, sito di fronte all’ingresso della sagrestia dell’Insigne Chiesa Collegiata, venga esposto alla venerazione dei fedeli e del popolo festante. Prima della solenne esposizione fervono diversi preparativi per ornare la statua dei paramenti adeguati alla ricorrenza specifica. Secondo il periodo si sceglie il vestito appropriato. Per il Ferragosto si fanno indossare l’ampio vestito e il manto ecru, ricamato a mano con disegni sfarzosi, rappresentanti cornucopie con fiori, intrecciati con sottili fili di seta colorati. Per la ‘Maronna ‘e Notte’ (come popolarmente s’indica la festa del Patrocinio di novembre), un prezioso vestito, dello stesso colore di quello d’agosto e decorato con un fitto ricamo in filo d’oro. Il manto autunnale è seminato di stelle d’oro.

Addette alle delicatissime fasi della vestizione (non bisogna, infatti, dimenticare l’alto valore artistico dei manufatti) sono alcune distinte signore, che chiamiamo “Dame”, che hanno cura d’approntare, con delicatezza e gran devozione, il vestito da porre indosso alla Statua. L’abito, custodito nei tiretti degli armadi della Sagrestia, in vista delle solennità è estratto dalle custodie, disteso e approntato per essere fissato alla statua.

Il giorno antecedente alle succitate ricorrenze, una volta chiusa la chiesa, il sagrestano disserra la porta dell’armadio e apre la tenda interna di color celeste. Con gran devozione poi il simulacro della Beata Vergine Maria è traslato da pochi incaricati, quali fedelissimi valletti a servizio della Regina del Cielo, nell’ufficio parrocchiale, posto nella sagrestia. Qui, per l’occasione, è stata approntata una tenda, che chiude la porta per rendere più riservata l’operazione. Deposta la Statua su un tappeto, riservato in via esclusiva a tale uso, i ‘valletti’ escono dalla stanza. Prima viene serrata la tenda e poi chiusa con chiavistello la porta dell’ufficio nel quale restano solo le “ancelle”. Durante l’operazione del cambio delle vesti è, infatti, severamente vietato l’accesso. Uno dei ‘valletti’ resta fuori a guardia della porta.

Può capitare, tuttavia, che qualcuno voglia violare la discreta riservatezza di tale operazione. Raccontava la Signorina Assunta Conforti, che una volta don Clemente Confalone, sacerdote di venerabile memoria e ultimo Canonico della Collegiata, trovandosi in chiesa, volesse a tutti i costi entrare nell’ufficio mentre le Signore erano intente alla vestizione.

La signorina Assunta, spinta dal continuo bussare di don Clemente, uscì e con il suo modo dolce di parlare, ma con tutta la serietà e la fermezza che la caratterizzava, lo apostrofò: «Don Cleme’, quando vostra sorella si veste, voi entrate nella camera?». Il buon canonico, fulminato dal legittimo paragone, non rispose e con il suo portamento ancheggiante, sfregandosi le mani, come usava fare sempre, ritornò in silenzio in chiesa dove, con santa pazienza, attese che terminasse l’operazione di “vestire la Madonna”.

Quando tutto è stato approntato, si sposta la tenda e si apre la porta e i “valletti” trasportano la Statua: se il 14 agosto, nella Cappella del SS. Sacramento; se la terza domenica di novembre, sulla pedana a fianco dell’altare maggiore. Le “Dame” si recano davanti alla Statua per osservare se “tutto è perfetto”. Poi, dopo una devota preghiera personale, tornano alle loro dimore. Tra quante hanno prestato il loro servizio per “vestire la Madonna”, con tanta amorevole cura e devozione, ma nello stesso tempo con tanta discrezione e umiltà, si ricordano tre particolari figure.

La prima è quella della signorina Giovanna Apicella (Giovannina ‘e Lavrienza), ‘maestra sarta’, che, nella sua casa del Casale dei Cicerali, insegnava alle giovani maioresi i primi rudimenti del taglio e del cucito. Viene poi la già ricordata signorina Assunta Conforti, nipote del ventiseiesimo Prevosto mons. Nicola Giordano, morta dieci anni fa all’età di 91 anni, che ha servito la Madonna fino agli ultimi anni della sua vita: il suo impegno era tale che da un anno all’altro ideava le migliori combinazioni dei preziosi, dati in dono alla Madonna dai Fedeli, per fregio supremo della statua. (la foto, risalente agli anni Cinquanta, ritrae le signorine Giovanna ed Assunta al termine della vestizione della ‘Maronna ‘e Notte’). La terza, infine, è la signora Teresa Cuomo, moglie di Giuseppe Lieto (Peppino ‘a Minella), che si ricorda per essere stata l’unica ad avere festeggiato il giubileo del suo pio servizio al compimento del decimo lustro di ‘vestizioni’. La Comunità Ecclesiale di Maiori ringrazia e prega per tutte le “Dame” che negli anni passati hanno “vestito la Madonna”. La Beata Vergine Maria sicuramente le ha ricevute sotto il suo materno Manto. Quel manto che loro tante volte, in effigie, hanno posto con delicatezza e devozione sugli omeri del suo venerato simulacro

Mons. Nicola Milo, prevosto, e Venturino Mansi, sacrista, al termine delle operazioni di vestizione del Settecentesco simulacro processionale di S. Maria a Mare in occasione della Festa del Patrocinio di Novembre.

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