La Festa di S. Maria a Mare nella Solennità dell'Assunzione

Per la rubrica Le pagine del Vita Cristiana pubblichiamo il contributo di Crescenzo Paolo Di Martino pubblicato su Vita Cristiana di Maiori, N. 7 - 8, Luglio - Agosto 2016, Anno LVII, che va all'origine delle ragioni della coincidenza tra la festa del Patrocinio di S. Maria a Mare e la Solennità dell'Assunta. Buona lettura!

Da quanto tempo i maioresi celebrano la festa del 15 agosto?

di Crescenzo Paolo Di Martino

Se un viaggiatore curioso chiedesse da quando tempo i maioresi celebrano la festa del 15 agosto, si sentirebbe rispondere: «Da sempre!», o magari, con maggior precisione: «Da quando il suo venerato simulacro giunse miracolosamente sul lido!» ricordando come, secondo la leggenda, il primo protettore dell’antica Reginna Major fu S. Michele Arcangelo, al quale la chiesa di S. Maria a Mare sarebbe stata un tempo dedicata. Nel racconto l’ascoltatore potrà cogliere l’eco di eventi comuni ai paesi del Mediterraneo cristiano: il mito del ritrovamento è da accomunare ai molteplici fenomeni di trasferimento di culti e devozioni dal vicino Oriente dopo la perdita definitiva della Terrasanta (sec. XIII) ma nel caso di Maiori non è purtroppo suffragato da testimonianze anteriori al Seicento.

Per dare quindi una risposta al quesito occorre rivolgersi alle antiche carte, da secoli custodite negli archivi, che potranno rivelarci le informazioni di cui abbiamo bisogno.

Dai documenti emerge un primo dato: la vita di Maiori nel Medioevo si svolgeva presso la spiaggia, all’ombra dell’Episcopio, la dimora degli arcivescovi amalfitani costruita nei pressi della «Caperrina» e della Platea, ovvero la piazza pubblica sulla quale si ergevano S. Antonio con il suo ospedale e S. Giacomo. In un punto del litorale, leggermente arretrato e distinto dalla presenza di anfratti rocciosi, fu realizzata una rocca munita di una barriera fortificata con fossato che difendeva l’ingresso alla valle. In prossimità delle mura, al loro interno, si apriva lo slargo dell’Olmo, con una gradinata che conduceva al fortilizio detto, secondo il mito, di S. Angelo ma in realtà intitolato a S. Maria, derivando la denominazione dalla vicina chiesa di S. Maria de Mari, attestata dal 1269: tale denominazione topografica la distingueva da S. Maria de Flumine (attuale S. Maria delle Grazie), ripetendo uno schema solito nelle realtà urbane della Costiera. Nei secoli XIV-XV la struttura urbana e sociale del paese si rafforza: la classe manifatturiera accresce le attività basando il proprio potenziale sui mulini e i pellami. Nello stesso periodo, dopo l’ultimo assalto subito nel 1438, il vecchio fortilizio di S. Maria lentamente scomparve mentre si ampliò la vicina chiesa che fu ornata di arredi preziosi, come il paliotto d’alabastro, collocato sull’altare maggiore. Intorno al 1450 si verificò il miracolo dell’essudazione del simulacro ligneo della Vergine: l’evento ebbe risonanza e fu oggetto d’attenzione da parte dei predicatori, i quali, in una prospettiva apocalittica, dettero evidenza all’accaduto e ne proclamarono la natura di «segno di foco» con la concessione dell’indulgenza di tre anni per tutti coloro che nel giorno della solennità del Corpus Domini, insieme alla visita avessero contribuito con una offerta alla ristrutturazione della chiesa, secondo una bolla emanata da Niccolò V nel 1451. Da questo momento in poi la chiesa di S. Maria a Mare risulta associata al culto dell’Assunta.

Contemporaneamente sulla piazza dell’Olmo nell’antico “Sedile”, edificato in una vigna della mensa arcivescovile e destinato ad accogliere i parlamenti cittadini, secondo il cronista cinquecentesco Marco Antonio Oliva in due occasioni, nel 1462 e nel 1483, a sottolineare quale importanza avesse ormai assunto il culto mariano per la comunità, furono decretati tre giorni continui di festeggiamenti con «una festa di ballo» e «li stromenti da sonare» ed il «coprimento de panni di lana con le facce de guarnaccia et uno riposto di argento». Non era, tuttavia, ancora giunto il momento di proclamare con solennità il legame tra la città e la sua patrona: si dovette attendere ancora qualche anno per vederlo sancito e l’occasione fu offerta dai lavori con cui il “Sedile” fu ricostruito e ampliato con il suo arco di piperno che oggi ancora si osserva su piazza Raffaele D’Amato. L’11 novembre 1491, sindaco, eletti e popolo di Maiori, congregati nel sedile «alo Urmo» con licenza e alla presenza del magnifico dottor Ettore de Saliceto, viceduca del ducato d’Amalfi, elessero procuratori per seguire i lavori della nuova costruzione. Il 17 novembre fu solennemente posta la prima pietra e nell’occasione tutti i maioresi giurarono di celebrare in perpetuo nella chiesa di S. Maria a Mare la ricorrenza della Vergine Assunta, per tre giorni a partire dai primi vespri della vigilia, festeggiandola pubblicamente con balli, canti e giochi ed esentando tutti coloro che fossero accorsi nei giorni della solennità dal pagamento della gabella sulla carne. L’atto venne registrato dal notaio Leonardo Citarella e può leggersi nei suoi registri conservati dall’Archivio di Stato di Salerno.

Il culto dell’Assunta dovette però attendere ancora a lungo per affermarsi come festa patronale. Da parte dei parroci delle frazioni e dei padri Francescani la ricorrenza era considerata un fatto interno a S. Maria a Mare e come tale trattato: pertanto si astenevano accuratamente dal partecipare al corteo che, alla vigilia della ricorrenza, il 14 agosto, si snodava per le vie del paese. La bolla papale che nel 1617 riconobbe all’amministrazione comunale il patronato sulla chiesa, conferì alla cerimonia carattere civico e solenne. Non fu semplice imporre la novità ai religiosi, recalcitranti nel riconoscere il rango di evento pubblico per la funzione, L’atteggiamento di chiusura durò fino a quando i cardinali componenti la Sacra congregazione del Concilio, con disposizioni dirette all’arcivescovo di Amalfi e rese efficaci con editto, disposero nel 1618 l’obbligo per tutti i religiosi «di intervenire processionalmente, vestiti in abito clericale con cotte e berrette» nella «vigilia della festività dell’Assunzione della Madonna, titolare di detta terra, sotto pena de sospensione alli religiosi et di carcere alli clerici».

Come da tradizione anche quest’anno viviamo in un clima di spontanea e spensierata allegria l’attesa dei momenti più significativi delle celebrazioni (l’uscita della statua dal Sacramento, la processione, la corsa, la chiusura dello stipo…), per mostrare ancora una volta, dopo cinquecentoventiquattro anni, quali sentimenti di profonda devozione legano il popolo di Maiori alla Beata Vergine d’Agosto, sua Patrona.

*Archivista di Stato

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