#DonNicola50: la testimonianza di Sigismondo Nastri

Iniziamo il ciclo di testimonianze in occasione del 50° anniversario di ordinazione Presbiterale di don Nicola Mammato, pubblichiamo il contributo di Sigismondo Nastri, giornalista e memoria storica della Costa d'Amalfi. Buona lettura!

Venni ad abitare a Maiori il 25 ottobre 1971, il giorno stesso in cui mi ero sposato. Avevo fittato l’appartamento al Parco Cocomero, che era ancora un cantiere. Don Nicola Mammato lo ricordo giovanissimo, 24 anni, ordinato sacerdote da appena quattro mesi. Ripercorro con la mente il mezzo secolo trascorso e mi accorgo che la mia amicizia con lui, nata allora, è andata sempre più consolidandosi, arricchendosi di stima, rispetto, devozione, nel corso del tempo. E ricordo che i nostri genitori, entrambi dipendenti comunali – mio padre ad Amalfi; suo padre, Baldassarre, a Maiori – già si conoscevano e si scambiavano telefonate per ragioni d’ufficio. Un anno dopo fu Don Nicola a celebrare, in Collegiata, il battesimo di mio figlio Antonio.

In un’epoca dominata da un processo di scristianizzazione che sembra inarrestabile, dovuto a fattori di ordine politico e ambientale, ad una trasformazione della società non sempre in senso positivo, oltre che a fenomeni poco edificanti che hanno interessato lo stesso mondo ecclesiastico, il ruolo del sacerdote in una comunità dev’essere di guida, maestro, fratello. E, in questo senso, ho sempre apprezzato don Nicola per il suo impegno, la sua disponibilità.  

Quando sto a Maiori, cerco di andare alla messa celebrata da lui (prima a San Pietro, ora a San Domenico, meno in Collegiata perché non ce la faccio più a salire le scale).  Mi piace di Don Nicola il modo di accostarsi alla mensa eucaristica, pienamente calato nel mistero che, attraverso le sue mani, si compie sull’altare. Ne apprezzo le omelie, succinte e compendiose, ben centrate, comprensibili, mai soporifere, come viene chiesto da Papa Francesco. E in linea con l’insegnamento del Santo Curato d’Ars: "Quanto è grande il sacerdote [...] Dio gli obbedisce: dice due parole e Nostro Signore scende dal cielo […] Se avessimo fede, vedremmo Dio nascosto nel sacerdote come una luce dietro il vetro, come il vino mescolato all'acqua […] Quando il sacerdote è all'altare o sul pulpito, dobbiamo guardarlo come se fosse Dio stesso".

Cinquant’anni di ministero non sono pochi. Ma sono soltanto una tappa nel percorso lavorativo nella Vigna del Signore: che io gli auguro lungo, generosamente ricco di frutti. Premio inestimabile – diceva Benedetto XVI – capace di ripagare ogni fatica. 

Auguri vivissimi!

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